Salvaguardia e ripopolamento di fauna selvatica, installazione nidi artificiali, studi faunistici, centro osservazione migrazione avifaunistica, centro cattura e inanellamento di Monte Brisighella
Anno: dal 1998 al 2012; Euring
Tipo di intervento: Educazione e informazione ambientale, tutela della biodiversità, studi, ricerche e monitoraggi.
Finalità e descrizione del progetto:
Progetto Fauna
Dalla sua istituzione l’Ente Parco Naturale del Monte San Bartolo ha realizzato diversi lavori sullo studio e la gestione della fauna: il progetto migrazione in atto dal 1998, il censimento dell’avifauna svernante realizzato dal 2000 al 2006, lo studio dell’impatto dell’avifauna sull’agricoltura nel 2002-2004, il progetto “nidi artificiali” dal 2004, il progetto “chirotteri” dal 2008 e il progetto “anfibi-rettili” nel 2010. Tutti questi progetti, raggruppati nelle schede di interventi come “Progetto Fauna”, hanno evidenziato come il San Bartolo, nonostante la sua relativa estensione e il suo territorio antropizzato, possieda invece una biodiversità medio-alta e fornisca preziose informazioni naturalistiche agli studiosi, alle scuole coinvolte nei programmi di educazione ambientale ed ai turisti che frequentano questi luoghi.
1. Migrazione
Il monitoraggio della migrazione sul San Bartolo, svolto su un arco di tempo di ormai 15 anni e con oltre 4500 ore di osservazione, ha messo in luce come quest’area, nonostante la sua modesta estensione, risulti comunque molto importante per la migrazione di rapaci ed altre specie di uccelli.
Un centro di cattura e inanellamento dell’avifauna a scopo scientifico è stato attivato dalla Provincia di Pesaro e Urbino nel 1993 sul Monte Brisighella, all’interno del Parco San Bartolo. Il progetto ha rilevato come il San Bartolo sia un sito strategico per la migrazione di molte specie di uccelli. Dal 1993 al 2012 sono stati inanellati 165.555 individui di 151 specie (media per primavera di 8.469 individui). Alcune specie rarissime per la Provincia e addirittura per l’Italia sono state inanellate proprio sul Monte Brisighella, ciò fa sì che questo sito sia uno dei principali per numero di specie e di individui per osservare la migrazione degli uccelli in Italia.
L’Ente Parco Naturale del San Bartolo ha integrato questo studio sull’inanellamento anche attraverso un rilevamento della migrazione primaverile dei rapaci a partire del 1998 con la collaborazione scientifica dell’Università di Urbino. I risultati confermano l'importanza di quest’area protetta per la migrazione dei rapaci ma anche di altre specie di uccelli, come i grandi veleggiatori quali la Cicogna bianca, la Cicogna nera e la Gru.
Il rilevamento è realizzato ogni primavera da un appostamento fisso principale e un totale di 39.626 rapaci di 25 specie diverse sono stati osservati per le quindici stagioni primaverili (media: 2.642 rapaci/primavera).
Questi due aspetti della migrazione (inanellamento e osservazione diretta) hanno un enorme valenza scientifica nazionale e internazionale, e compiono anche funzione di “laboratorio didattico” sul campo con la visita di numerose scolaresche, birdwatchers, appassionati o semplice visitatori.
Oltre all’aspetto scientifico, questi due campi sono anche dei centri di accoglienza per volontari, aspiranti inanellatori inviati dall’ISPRA, stagisti e svolgono quindi un’importantissima funzione di eco-turismo. Dal 2010 il progetto si avvale anche di una nuova quota di fondi, che ha permesso il potenziamento delle attività di inanellamento a scopo scientifico, nell’ambito del progetto EURING a regia regionale di cui il Parco San Bartolo è soggetto capofila.
Censimento degli acquatici svernanti
Il censimento si è svolto durante gli inverni dal 2000 al 2006: sono state individuate 19 specie di uccelli svernanti, distribuite lungo tutta la costa del San Bartolo. Il Parco Naturale del Monte San Bartolo riveste un importante ruolo come sito di svernamento per alcune specie di uccelli acquatici che necessitano di un habitat particolare dove poter passare l’inverno. Tale habitat è reso favorevole dalla presenza della falesia e di zone portuali che sono utilizzate come rifugio in quel particolare periodo dell’anno.
2. Studio dell’impatto dell’avifauna sull’agricoltura
Dal 2002 al 2004 il progetto ha rilevato le interazioni tra avifauna e agricoltura per valutare l’impatta della fauna sui prodotti agricoli e ha studiato l’efficacia dei vari mezzi di dissuasione per limitare i danni (pallone predator, canone GPL, electroscare mobile, recinzione elettrica).
3. Progetto “nidi artificiali”
I nidi artificiali sono importanti per la ricerca ornitologica sulla biologia riproduttiva degli uccelli nidificanti in cavità, con rilevamento del successo riproduttivo ed inanellamento dei pulli. Oltre l’aspetto conservazionistico, questi nidi hanno anche uno scopo scientifico ed eco-turistico. Il progetto, nato nel 2004, ha predisposto l’installazione di 75 nidi artificiali per 13 specie e ha finora ottenuto il 50% di occupazione.
4. Progetto “chirotteri”
La ricerca sui pipistrelli, iniziata nel 2008, ha lo scopo di descrivere la presenza di Chirotteri nel Parco di San Bartolo, evidenziare la localizzazione dei loro rifugi e delle loro aree di foraggiamento, valorizzare la valenza naturalistica del Parco e individuare e descrivere le azioni necessarie per la corretta gestione faunistica ai fini di un’efficace conservazione di tali emergenze. Finora 7 specie di chirotteri sono state individuate nell’aree protetta.
5. Progetto “anfibi e rettili”
Nel 2010, è stato realizzato il primo censimento degli anfibi e rettili dell’area protetta, in collaborazione con l’Università di Urbino. Lo studio ha rilevato la presenza di 5 specie di anfibi e 6 specie di rettili.
Attuazione progetto: I progetti hanno coinvolto negli anni enti pubblici territoriali (Provincia di Pesaro e Urbino), Università di Urbino e Politecnica delle Marche, scuole della provincia, associazioni e centinaia di giovani volontari provenienti da altre regioni italiane e da diversi paesi europei (Francia, Germania, Belgio)
Altro o curiosità: Il monitoraggio della migrazione sul San Bartolo, svolto su un arco di tempo di quindici anni e con oltre 8000 ore di osservazione, ha messo in luce come quest’area, nonostante la sua modesta estensione, risulti comunque molto importante per la migrazione di rapaci ed altre specie di uccelli.
Tutti i rapaci avvistati sul San Bartolo provengono dall’Africa, passando per lo stretto di Messina e dall’Italia meridionale, dirigendosi poi verso l’Italia settentrionale ed il resto del continente europeo.
Il San Bartolo costituisce l’ultimo promontorio della costa adriatica ed è punto di concentrazione importante per i rapaci che seguono la costa e quelli che attraversano gli Appennini pesaresi.
Questa ricerca fornisce quindi delle preziose informazioni in relazione al numero assoluto dei rapaci in migrazione, alle variazioni negli anni che possono indicare una tendenza sullo stato delle popolazioni dei rapaci, al rilevamento di specie rare, all’analisi del periodo di passaggio di ciascuna delle specie e della frequenza oraria.
I risultati di questo monitoraggio hanno portato il San Bartolo ad essere inserito nella letteratura internazionale e negli atlanti mondiali dei siti di rilevante interesse per la migrazione dei rapaci, quali il prestigioso “Raptor watch” della Bird Life Conservation Series.
Importo complessivo: 250.310,00 euro di cui 235.310,00 dal PTRAP e 15.000,00 dal Progetto Euring