Le Marche però, sono anche mare: centottanta chilometri di coste basse e sabbiose dominate dal Monte Conero (576 m), prorompente massiccio calcareo che si erge come una "vetta dominatrice" sull'Adriatico. In questi ambienti risulta onnipresente il gabbiano comune (
Larus ridibundus) e quello reale (
Larus argentatus) e, lungo le spiagge, numerosi uccelli di ripa fra cui il corriere piccolo (
Charadrìus dubius), la beccaccia di mare (
Haematopus ostralegus) e il voltapietre (
Arenaria interpres). Più lontano, sul mare, si osservano oltre a numerose anatre di baia, lo svasso maggiore (
Podiceps cristatus) e il cormorano (
Phalacrocorax carbo).
Le Marche però non finiscono sulla spiaggia perché la spiaggia non è un "confine" ma un posto dove la terra e il mare si incontrano; dove tante vite di mondi differenti si legano insieme in un continuo scambio di energia. Interessante ricordare come il Paolucci nel 1890, ricordava l'esistenza di vaste praterie marine, presenti fino ad una profondità di 30 m formate da
Poseidonia oceanica che, nel caso di forti mareggiate viene ancora oggi strappata e spiaggiata sulla costa, sotto forma di piccole palle di colore marrone costituite dalle fibre delle foglie stesse.
Lungo i litorali fangosi sono invece frequenti le praterie a
Zoostera marina e
Zoostera nana. E' p
erò lungo le coste rocciose, peraltro limitate alla zona del S. Bartolo, al M. Conero ed a brevi tratti della riviera ascolana, che la diversità di specie risulta maggiormente elevata.
Fra le diverse specie meritano essere ricordate
Acetabularia mediterranea, Padina pavonia e,
Dictyota dichotoma chiamata così per le ramificazioni esattamente dicotomiche del tallo e infine la feoficea
Nereia filiformis, specie estremamente rara in quanto segnalata, in tutta la costa adriatica, unicamente sulla scogliera del Trave.
Anche la fauna mostra una ricchezza considerevole per la presenza, sebbene occasionale di entità rare, come la tartaruga marina (
Caretta caretta), che peraltro è in continua rarefazione in tutto il Mediterraneo. Di un'altra specie interessante come la foca monaca (
Monachus monachus) non restano invece che polverose citazioni in libri dell'Ottocento.